Commedie / L’Uomo Muffa / Atto III

TERZO ATTO

Lo spiazzo davanti alla ditta di Palà. Sulla destra la facciata dell’edificio con, in primo piano, la grande entrata. Sullo sfondo, sulla sinistra, alberelli, attraverso i quali si scorge la campagna. E’ sera. Molte finestre del palazzo illuminate.

(Erio è seduto sui gradini dell’entrata con la testa appoggiata sulle ginocchia. Dall’interno giunge il vociare di una festa. Entrano Cinzia e Rossano).

ROSSANO
(fermandosi dopo qualche passo) Ma che c’entro io con questa festa?
Non conosco nessuno là dentro…
CINZIA
Si tratta dei miei colleghi, te li presento. (Tirandolo per un braccio) Dai, non
rovinarmi la serata.
ROSSANO
Sei costretta a vedere questi colleghi tutti i santi giorni, non ne hai abbastanza?
CINZIA
E’ un’occasione speciale, non posso mancare. (Tirando) Muoviti…
ROSSANO
(lasciandosi trascinare) Come devo sprecare un sabato… ( attirandola a sé) Avevo fatto certi piani…
CINZIA
Per una volta… Su, su, accontentami… (si scambiano un bacetto, poi
raggiungono l’entrata.)
ROSSANO
(notando Erio) Chi è?
CINZIA
Un barbone. Vieni.
ROSSANO
(mettendosi una mano in tasca) Aspetta, cerco qualche spicciolo…
CINZIA
No, no, non si può. Abbiamo l’ordine tassativo di non dargli niente.
ROSSANO
L’ordine? Questa è bella!…
ERIO
(che aveva sollevato la testa) Bellissima! Mi sono passati davanti almeno
cinquanta impiegati e nessuno ha sentito il dovere di consolare con qualche soldo, un povero vecchio infreddolito. Questa volta le direttive del capo sono state rispettate.

(Entrano Mariangela e Anchisi, lei cupa e con passo deciso, lui, seguendola piuttosto preoccupato. Sullo sfondo spunta la luna).

CINZIA
Ciao, Mariangela. Buonasera dottor Anchisi.
MARIANGELA
(guadagnando l’entrata e sparendo senza sollevare lo sguardo) Ciao.
ANCHISI
Buonasera Cinzia. (a Erio) Che ci fa lei qui anche stasera?
ERIO
Le dovrei parlare, dottor Anchisi. Il mio sogno si sta realizzando. Adesso le
posso mostrare la prova che non sono un pazzo.
ANCHISI
Non ho tempo stasera. Vada a casa, l’aria è fresca. Ne parleremo un’altra volta. (Scompare)
ROSSANO
Chi si crede di essere quella scema che è arrivata con quella faccia?
CINZIA
Hai visto com’era nera? Si è presa una bastonata in questi giorni…
ROSSANO
Cioè?
CINZIA
Eh, ha fatto un tonfo… Era l’amante del principale e lui l’ha piantata per
un’altra. Si sentiva la padrona della ditta. Ci umiliava tutti… Beh, ma entriamo adesso…
ROSSANO
Prima do qualcosa a questo disgraziato.
CINZIA
Va bene, ma sbrigati.
ROSSANO
(Tirando fuori degli spiccioli e offrendoli a Erio) Beato te, vecchietto, che no hai più niente a che vedere con le donne…
ERIO
Mi piacerebbe offrirti questo privilegio con la stessa facilità con cui tu mi fai l’elemosina.
ROSSANO
Non saresti molto gentile, nonno; io sono giovane e queste creature
(abbracciando Cinzia) mi servono come il pane.
ERIO
Dici? E pensare che volevo darti un consiglio…
ROSSANO
Dammene anche cento, purché non t’illuda che li segua.
ERIO
Perché, tu sei un tipo che vuole sbagliare con la sua testa?
ROSSANO
Con la tua no di certo: guarda come sei finito…
CINZIA
Ma perché sei così perditempo?…
ROSSANO
Aspetta, sentiamo il consiglio del barbone.
ERIO
Se non hai intenzione di seguirlo è come se lo dicessi alla luna lassù.
ROSSANO
(guardando d’istinto la luna che è salita e appare splendida) Accidenti! Non ho mai visto una luna così! Guarda.
CINZIA
(abbassando la testa arrabbiata) Me ne infischio della luna!
ROSSANO
E’ uno spettacolo!… (Sulla luna si evidenzia lentamente la figura dell’Indefinibile) Ehi, ma… (si strofina gli occhi) Non è possibile!… Guarda, c’è un uomo lì!…
CINZIA
(girandosi da un’altra parte) Non mi va di scherzare!
ROSSANO
Lo vedo sul serio! (L’Indefinibile fa dei gesti di saluto, sorridendo) Mi saluta e sorride…
CINZIA
Vergognati a trattarmi così!
ROSSANO
Ma è vero… Io lo vedo… Guarda, per la miseria!
CINZIA
Per l’ultima volta, vieni?
ROSSANO
Ma te lo giuro! Continua a salutarmi! Io non ho le allucinazioni!
Dai un’occhiata, scema!
CINZIA
Proprio perché non sono scema che non guardo!
ROSSANO
C’è un uomo, ti dico! (ad Erio) Ehi, tu, c’è un uomo lassù sì o no?
ERIO
Certo, è il mio dentista.
CINZIA
Ben ti sta! Gli hai dato confidenza e lui ti prende per il bavero!
ROSSANO
Disgraziato vecchiaccio, come ti permetti?!
ERIO
Calmati, quello è proprio un dentista. Anzi, è la massima autorità in fatto di denti: li ha inventati lui…
ROSSANO
Se non fossi quel rottame che sei, ti inventerei io due schiaffi! (Guarda la luna, dove l’Indefinibile è sparito) Non c’è più…
CINZIA
(tirandolo) Basta con gli scherzi, andiamo.
ROSSANO
Senti, ho visto quell’uomo!
CINZIA
Se l’hai visto, allora dai i numeri! Andiamo, ti supplico…
ROSSANO
(guardando la luna) C’era… Non sono pazzo io… Perché non hai guardato, eh?
CINZIA
Attento, ti pianto qui!
ROSSANO
(come sopra) L’ho visto bene… Mi ricordo anche la faccia che aveva…
CINZIA
Beh, ti lascio con il barbone e la luna! Ciao! (scompare dietro l’entrata)
ROSSANO
Ehi, aspetta, cretina! (la segue di corsa).
ERIO
Segui il tuo pane, corri; ma non ti meriti quello che mangi! Ai miei tempi la
donna era una meta e per i vecchi si aveva più rispetto… Ma forse io rimpiango
solo la giovinezza.

(L’Indefinibile riappare sulla luna e scende in un fascio di luce, andando vicino ad Erio)

L’INDEFINIBILE
Ah, la terra è sempre la terra!… (mentre Erio si alza con fatica) E’ qui che ho avuto l’idea dello smalto…
ERIO
Scusami, ma mettermi in piedi, per me è sempre un’impresa. Quale smalto?
L’INDEFINIBILE
Lo smalto dei denti. E’ stato quel di più che ha reso la bocca una meraviglia da baciare. Pensa se vi avessi lasciati con i denti opachi: sareste stati tutti più
bruttini. Ma, intendiamoci sarebbe stato ugualmente un miracolo. Prima che io
venissi a capo del problema della masticazione, si progettava di farvi con il
becco. Apri, apri la bocca. (Erio apre la bocca) Meravigliosa… Sono trentadue
gioielli… Sorridi. (Erio sorride) Incantevole… Se non ti si guarda in faccia, ma solo la bocca, sei bellissimo… Bene, amico, per quello che mi riguarda, il mio
lavoro è finito.
ERIO
Vorrei abbracciarti, baciarti, dirti quanto ti sono riconoscente…
INDEFINIBILE
Sei contento?
ERIO
Non ci sono parole.
INDEFINIBILE
Ci sono, ma tu non saprai mai pronunciarle. Ripeto che la mia opera è una
meraviglia tale che tu non dovresti nemmeno mangiare per non sciuparla: il tuo
sorriso dovrebbe saziarti. Addio.
Questo era l’ultimo controllo, (allontanandosi) Tieni cari i tuoi denti e sarai
felice.
ERIO
La mia gratitudine è eterna. Grazie, grazie, grazie.
INDEFINIBILE
(risalendo nel fascio di luce) Eh, sì, la terra è sempre la terra!
ERIO
Senti. (L’Indefinibile si ferma a mezz’aria) Non mi puoi dare qualche
delucidazione su tutta questa storia?
INDEFINIBILE
Quale storia?
ERIO
Quella che mi sta accadendo.
INDEFINIBILE
Sei contento?
ERIO
Certo.
INDEFINIBILE
Allora!… Addio.
ERIO
Aspetta. Dimmi almeno qualcosa di quella ragazza.
INDEFINIBILE
Ragazza?
ERIO
Andiamo, te ne ho parlato, quella che ho sognato e ho incontrato: Soletta.
INDEFINIBILE
Non so, non so…
ERIO
Possibile che tu non sappia niente di niente?
INDEFINIBILE
So tutto di tutto, meno che questo e non credo che me ne debba rammaricare.
ERIO
Dimmi solo se quella ragazza ha qualcosa a che vedere con me.
INDEFINIBILE
Se ti guardi in uno specchio puoi dedurlo da solo. Addio vecchio e auguri…
(Sale sulla luna, fa un altro cenno di saluto e scompare. L’astro si allontana oltre
l’edificio.)
ERIO
Sono felice ed infelice: avere la bocca a posto e tutto il resto scassato è più che un’ironia. (Si siede sui gradini. Dall’entrata esce Anchisi, con un cartoccio
in mano)
ANCHISI
Le ho portato delle paste.
ERIO
Ma che pensierino, dottor Anchisi…
ANCHISI
(porgendogli il cartoccio) Non le mangi qui, vada a casa.
ERIO
(mentre Anchisi estrae il portafogli) Se fosse arrivato un attimo prima, avrebbe constatato con i suoi occhi la mia storia.
ANCHISI
(porgendogli una banconota) Tenga, si compri qualcosa da bere e faccia festa anche lei.
ERIO
La ringrazio infinitamente, lei è un vero amico. Peccato che mi creda un
bugiardo, se non addirittura un pazzo.
ANCHISI
Io non voglio che lei abbia fastidi, capisce.
ERIO
Certo, ma stia tranquillo, ormai non ho più ragione di venire qui. Ho avuto una enorme grazia, ma anche una grande delusione: mi ero convinto che le elargizioni sarebbero continuate. Invece rimango ancora un rottame umano.
ANCHISI
Deve riguardarsi un po’ di più, non uscire di sera. Beh, adesso la saluto.
ERIO
Addio, dottor Anchisi, avrò di lei un meraviglioso ricordo.
ANCHISI
Grazie, anch’io. (una stella ingrandisce la sua luce).
ERIO
Guardi, dottor Anchisi…
ANCHISI
Che strano fenomeno… (La luce aumenta, poi precipita all’orizzonte). Era una meteora immensa… Speriamo che non abbia provocato danni.
ERIO
Per un momento ho pensato che stessero per farmi un’altra visita…
ANCHISI
Allora, buonasera. (Esce)
ERIO
Addio, dottor Anchisi, grande amico mio… E’ troppo realista per credermi. Beh, sarà meglio che vada… (si alza faticosamente. Ad un tratto si sente un sibilo, proveniente dal sottosuolo, aumentare d’intensità, finché il pavimento si apre, proprio vicino ai gradini e sbuca fuori l’Indefinibile) Oh, che spavento!…
INDEFINIBILE
Scusami, amico. Ho dovuto perforare tutto il globo: roccia, fango, materia incandescente, acqua…
ERIO
Che paura… Perché mi fai questi scherzi?
INDEFINIBILE
Non ho avuto scelta: tu eri in compagnia e ho dovuto fare il giro. Mi hai visto scendere prima, no?
ERIO
Quella luce?
INDEFINIBILE
Bella, vero?
ERIO
Certo, ma avevi detto che non ci saremmo più visti.
INDEFINIBILE
Manco dalla terra dall’età della pietra, tu c’eri?
ERIO
Andiamo, mi hai lasciato da pochi minuti.
INDEFINIBILE
Oh, se è per questo, anche da meno, visto che avete tuttora bisogno di me. Ma possibile che non siate ancora riusciti a vincere la vecchiaia? In tutta la Via Lattea e anche nelle altre galassie, questo problema non esiste più. Beh, facciamo questa visita.
ERIO
Mi stai prendendo in giro?
INDEFINIBILE
(aprendogli le palpebre e guardandolo negli occhi) Ti garantisco che in tutti gli astri c’è giovinezza.
ERIO
No, no, io mi riferivo a quello che mi vuoi far credere di te: che non sei
il dentista.
INDEFINIBILE
(come sopra) Per carità non mi parlare di quella brutta razza, la detesto!
ERIO
Ma se gli assomigli in tutto e per tutto!…
INDEFINIBILE
(come sopra) Io non assomiglio che a me stesso: sono unico nell’Universo.
ERIO
Sarete due unici: perché il dentista è uguale a te.
INDEFINIBILE
La tua vista è così debole che ti falsa la realtà. Vedi, tanti mali del corpo
dipendono dai denti. Io ero contrario a questo sistema… (Scrutando più
attentamente gli occhi) Non vedo lo spirito… Sei così a terra?
ERIO
Lo sono tanto che mi sembra di essere “terra”.
INDEFINIBILE
Non sai quanto questa sia una presunzione. Bene. (lasciandolo) Adesso rimani fermo qui e guarda in quella direzione (indica un punto del cielo) Non ti
muovere per nessun motivo, chiaro?
ERIO
D’accordo…
INDEFINIBILE
(guardandosi intorno) E’ un bel posto la terra, bisogna dirlo, uno dei più belli… (Entrando nel pavimento) Resta immobile, mi raccomando.
ERIO
Ma te ne vai?
INDEFINIBILE
Ritorno nel mio mezzo, non ti preoccupare. (Scompare nel pavimento che si richiude. Di nuovo il sibilo di prima che si allontana velocemente, fino a sparire. Poi la luce, che era precipitata, sale rapidamente verso il cielo, fermandosi per qualche istante a lanciare raggi verso Erio e, allontanandosi
nell’infinito).
ERIO
(barcollando) Mi gira la testa… (si butta sui gradini) Erano raggi di morte
quelli… Mi vuole uccidere… Vigliacco! Mi ha messo al muro e mi ha sparato!… Dentista della malora! Era lui. Non vedo più nulla… (Entra Soletta)
SOLETTA
(Scorgendolo) Chiederò a quell’uomo dove sono… (Si avvicina ad Erio)
Signore… Oh, ma io la conosco…
ERIO
Non ti vedo ma la tua voce mi dice che sei… Soletta…
SOLETTA
Sono proprio io. Ma perché è così disperato, che cos’è che non va?
ERIO
Sono stato tradito da uno che credevo amico… Ero convinto di vivere una
storia straordinaria e invece la delusione ancora una volta mi ha mostrato la sua fredda faccia. (Dall’interno l’orchestrina suona un ballabile) Chi è che offende la musica?
SOLETTA
E’ un bel ritmo. (Balla, canticchiando) La-la-la-la…
ERIO
Cosa stai facendo?
SOLETTA
Due salti. Sa, non c’è la luna stasera e sono libera di muovermi come voglio.
ERIO
Se potessi vederti ancora una volta…
SOLETTA
E’ proprio al buio?
ERIO
Più completo.
SOLETTA
Anch’io; la persona che cerco, proprio non c’è… sembra pura immaginazione.
ERIO
Ti devo confessare una cosa, Soletta. Quel giorno che ci siamo incontrati io ti conoscevo già: ti avevo sognata e io ero giovane e t’amavo.
SOLETTA
E’ stato più fortunato di me: mi ha sognata e incontrata; io lo sogno e non so nemmeno chi è.
ERIO
Pur di essere sognato da te, io accetterei anche di non esistere. Che musica
insopportabile! Non posso morire così!
SOLETTA
E nemmeno si può vivere con questi suoni! Ne immaginiamo altri?
(L’orchestrina tace. Si sente una musica dolcissima)

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ERIO
Chi sei, dimmi chi sei, Soletta?…
SOLETTA
(dondolandosi alla musica) Chi sono?…
ERIO
Sei vera?
SOLETTA
Sono vera?
ERIO
Tu non sai quanto mi sei cara… I miei sogni hanno la tua età… (mentre Soletta appare sempre più compenetrata nella musica, due stelle in cielo, lontane fra loro, aumentano d’intensità e si inseguono qua e là, quindi si fondono in una
sola luce) Hai pena di me, vero?
SOLETTA
No.
ERIO
Perché sei così silenziosa?
SOLETTA
Sto cercando un punto di riferimento… e lei mi sembra così saggio…
ERIO
Non potrei indicarti nemmeno un sassolino: non ci vedo più… Ma dimmi chi sei, solo questo voglio.
SOLETTA
Vorrei essere questa musica… (Canta)

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Son sospesa a uno zampillo
di sorgente d’acqua pura
fino a quando questo fiore
mi reggerà io non lo so.

Io vivo nella traccia
di un amore senza tempo
ma la luce mi nasconde così
il sospiro che c’è in me.

Non ti svelo questo intreccio
di speranze e di paura
ma son vera, sono vera
più di un miraggio d’amor.

Se per te svuoterò il vuoto
tu ci troverai la vita
perché il giorno abbia un senso per noi
seguo il volo verso te.

(danza)

ERIO
Voglio vederti!… Devo vederti!…
SOLETTA
(danzando) Mi raggiunga, nonnino…
ERIO
Sì, voglio toccarti almeno una volta… (Si alza) Mi sto riprendendo… (Cercando con le mani) Dove sei, Soletta?..
SOLETTA
(danzando intorno ad Erio) Sono qui…
ERIO
Sento le mie forze ritornare… T’intravvedo… (Soletta danza di fronte a lui) Sì, sì… E’ come dipingerti… (Accenna come a disegnare Soletta) Mi appari sempre di più… Ancora un piccolo ritocco… Ecco… Ti vedo, Soletta, ti vedo…
SOLETTA
(continuando a danzare) Sente che suoni?… Le trombe… Il flauto… Il coro…
(Invitandolo con le mani a danzare) Venga.

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ERIO
Ora che ti rivedo così bella, non oserei mai toccarti.
SOLETTA
Non vuole ingannare per qualche attimo le sue rughe, i suoi anni? Ma forse la spaventano questi ritmi? Possiamo rallentare. (La musica rallenta e anche le sue movenze, diventando più sensuali) Va bene così?
ERIO
Non oso, non oso, Soletta… (la musica rallenta ancora)
SOLETTA
Sente? Non c’è più quasi un ritmo: sono suoni lunghi, di attesa… Così possono danzare anche gli alberi… (gli alberi dondolano dolcemente) Coraggio…
danza quasi solo con il corpo)
ERIO
Da quando è finito il mio tempo con le donne io sono come morto.
SOLETTA
Via, la felicità non ha schemi prefissati: questo è un attimo felice, perché non approfittarne?
ERIO
Non mi reggo in piedi: fra un po’ potresti attirarmi soltanto come sostegno…
SOLETTA
E va bene, se non trova più risorse in sé stesso, si rassegni al suo destino.
(Canta)

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Son sospesa a uno zampillo
di sorgente d’acqua pura
fino a quando questo fiore
mi reggerà io non lo so.

Io vivo nella traccia
di un amore senza tempo
ma la luce mi nasconde così
il sospiro che c’è in me.

(Erio incomincia a raddrizzarsi lentamente. Altre stelle si accendono e si congiungono).

Non ti svelo questo intreccio
di speranze e di paura
ma son vera, sono vera
più di un miraggio d’amor.

Io per te svuoterò il vuoto
e ci troverò la vita
perché il giorno abbia un senso per noi
seguo il volo verso te.

(danza)

ERIO
(che si è raddrizzato completamente) Questa è la giovinezza!… (Respira
profondamente, gonfiando il petto) Il mio respiro d’un tempo… (Saltella)
La mia agilità!… Ho maledetto troppo presto il dentista, o chi altro fosse.
Mi han ridato la vita!… Soletta, Soletta, guarda. (Saltella) Le mie gambe
reggono! (Correndo dietro a Soletta che continua a danzare) Posso correre
come un giovanotto… e stringerti come lui.
SOLETTA
Meraviglioso!…

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(Danzano una musica lenta: lui estasiato dal proprio miracolo, lei, avvolta nella sua atmosfera di
soave ingenuità).
ERIO
Ti ho sognata Soletta e ti stringevo così…
SOLETTA
Che bel volto vecchio ha…
ERIO
Non guardarlo…
SOLETTA
E’ profondo e le sue rughe raccontano la sua vita. Potrei rimanere così per delle ore senza annoiarmi.
ERIO
Sono un uomo in restauro, Soletta, forse accadranno altri miracoli…
SOLETTA
Io credo a tutto.
ERIO
Anch’io, ora. (Poi canta)

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Come nasce una speranza
e accende la mia vita
così nasce questo amore
e solo tu lo puoi spiegar.

Il sublime di un respiro
quando un giorno ti ho incontrata
era chiuso nel pensiero
che tu mi amassi come me.

SOLETTA
(danza da sola, recitando) Sono sospesa a uno zampillo di sorgente d’acqua
pura; fino a quando questo fiore mi reggerà, io non lo so.
(Danzano ancora insieme)
ERIO
Io per te svuoterò il vuoto
e ci troverò la vita.
Ma sei vera, ma sei vera
o un miraggio del mio amore?

Non svelarmi questo intreccio
di speranze e di paura.
Perché il giorno abbia un senso per me
il tuo volo seguirò.

(danzano. Poi dall’entrata del palazzo, appaiono Mariangela, Anchisi, Belli e poi Rossano e Cinzia che si fermano (in secondo piano), mano nella mano. La musica s’interrompe di colpo.

MARIANGELA
(un po’ brilla) Le ho cantate, a quella cagna! Oh!… (Respira) Adesso mi sento meglio!…
ANCHISI
Vieni, andiamo a casa.
MARIANGELA
Non mi toccare! E’ stato per colpa tua che è successo tutto questo! Mi stai sempre dietro, sempre dietro… Ma io non ti voglio, lo capisci? Fra noi è tutto
finito, te lo vuoi ficcare in testa?
ANCHISI
D’accordo, ma adesso lasciati accompagnare a casa…
MARIANGELA
Ci vado piuttosto a piedi, a casa, ma non con te!
ROSSANO
L’accompagno io, signorina.
CINZIA
Perché la devi accompagnare tu?
MARIANGELA
(passando una mano sul collo di Rossano) Sì che mi accompagna lui… E’ stato così gentile: ha ballato per tutta la serata con me…
CINZIA
Guarda che io non ti aspetto…
ANCHISI
(a Rossano) Lasci stare, ci penso io.
MARIANGELA
No, con te non ci vengo!
ROSSANO
(prendendo sottobraccio Mariangela) Andiamo, signorina. (Anchisi sta per
avere una reazione, ma Belli lo ferma.)
BELLI
Lasci perdere, dottor Anchisi, è meglio…
MARIANGELA
(seguendo Rossano aggrappata al suo collo) Sei un ragazzo meraviglioso… Torniamo a ballare di sopra… Voglio dirne ancora quattro, alla grassona!… Pesava un quintale. (Ride) Ah, ah, ah, ah… Aveva ciccia dappertutto… Dovevi vederla: ne avresti avuto schifo… la pancia, il sederone, il sottogola… Ma ingrasserà
ancora, la balena… (Escono).
BELLI
(mentre Cinzia, stizzita, scompare dietro l’entrata) Venga, dottor Anchisi…
ANCHISI
No, vado a casa… Buonasera. (S’avvia lentamente)
BELLI
La lasci nel suo brodo.. Buonasera…
ERIO
Buonasera, dottor Anchisi…
ANCHISI
(senza girarsi) Ah, sì, sì, buonasera, buonasera.
BELLI
(che si è accorto di Soletta) Signorina! (Si avvicina incredulo a Soletta).
ERIO
Dottor Anchisi, c’era qui una persona che volevo presentarle… (Anchisi
fa cenno di no con la testa ed esce).
BELLI
Ma è proprio lei?!…
SOLETTA
Sì, perché?
BELLI
L’ho cercata dappertutto… (Prendendola per mano) Venga, venga… Anzi, no, no: di sopra c’è l’altra… (Lasciandole la mano e indietreggiando) Aspetti qui,
signorina, non si muova, mi raccomando… (Corre verso l’entrata, ma ad un
tratto si blocca, trasalendo, poi gira la testa lentamente per guardare Erio)
ERIO
(annuendo a Belli) Sì, sì… (Fa due saltelli. Belli scompare, meditando, dietro l’entrata) Per un momento come questo cosa non avrei fatto!… Ma ora non posso gustarlo: ho un amico da consolare. (A Soletta)Vieni, raggiungiamo
Anchisi… voglio raccontargli la mia storia e presentarti a lui.
SOLETTA
Oh, è una serata senza luce, posso andare dove voglio. (escono).

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Guardami dentro: vedrai un mondo!