Commedie / L’Uomo Muffa / Atto III
TERZO ATTO
Lo spiazzo davanti alla ditta di Palà. Sulla destra la facciata dell’edificio con, in primo piano, la grande entrata. Sullo sfondo, sulla sinistra, alberelli, attraverso i quali si scorge la campagna. E’ sera. Molte finestre del palazzo illuminate.
(Erio è seduto sui gradini dell’entrata con la testa appoggiata sulle ginocchia. Dall’interno giunge il vociare di una festa. Entrano Cinzia e Rossano).
(fermandosi dopo qualche passo) Ma che c’entro io con questa festa?
Non conosco nessuno là dentro…
Si tratta dei miei colleghi, te li presento. (Tirandolo per un braccio) Dai, non
rovinarmi la serata.
Sei costretta a vedere questi colleghi tutti i santi giorni, non ne hai abbastanza?
E’ un’occasione speciale, non posso mancare. (Tirando) Muoviti…
(lasciandosi trascinare) Come devo sprecare un sabato… ( attirandola a sé) Avevo fatto certi piani…
Per una volta… Su, su, accontentami… (si scambiano un bacetto, poi
raggiungono l’entrata.)
(mettendosi una mano in tasca) Aspetta, cerco qualche spicciolo…
No, no, non si può. Abbiamo l’ordine tassativo di non dargli niente.
L’ordine? Questa è bella!…
(che aveva sollevato la testa) Bellissima! Mi sono passati davanti almeno
cinquanta impiegati e nessuno ha sentito il dovere di consolare con qualche soldo, un povero vecchio infreddolito. Questa volta le direttive del capo sono state rispettate.
(Entrano Mariangela e Anchisi, lei cupa e con passo deciso, lui, seguendola piuttosto preoccupato. Sullo sfondo spunta la luna).
Ciao, Mariangela. Buonasera dottor Anchisi.
(guadagnando l’entrata e sparendo senza sollevare lo sguardo) Ciao.
Buonasera Cinzia. (a Erio) Che ci fa lei qui anche stasera?
Le dovrei parlare, dottor Anchisi. Il mio sogno si sta realizzando. Adesso le
posso mostrare la prova che non sono un pazzo.
Non ho tempo stasera. Vada a casa, l’aria è fresca. Ne parleremo un’altra volta. (Scompare)
Chi si crede di essere quella scema che è arrivata con quella faccia?
Hai visto com’era nera? Si è presa una bastonata in questi giorni…
Eh, ha fatto un tonfo… Era l’amante del principale e lui l’ha piantata per
un’altra. Si sentiva la padrona della ditta. Ci umiliava tutti… Beh, ma entriamo adesso…
Prima do qualcosa a questo disgraziato.
(Tirando fuori degli spiccioli e offrendoli a Erio) Beato te, vecchietto, che no hai più niente a che vedere con le donne…
Mi piacerebbe offrirti questo privilegio con la stessa facilità con cui tu mi fai l’elemosina.
Non saresti molto gentile, nonno; io sono giovane e queste creature
(abbracciando Cinzia) mi servono come il pane.
Dici? E pensare che volevo darti un consiglio…
Dammene anche cento, purché non t’illuda che li segua.
Perché, tu sei un tipo che vuole sbagliare con la sua testa?
Con la tua no di certo: guarda come sei finito…
Ma perché sei così perditempo?…
Aspetta, sentiamo il consiglio del barbone.
Se non hai intenzione di seguirlo è come se lo dicessi alla luna lassù.
(guardando d’istinto la luna che è salita e appare splendida) Accidenti! Non ho mai visto una luna così! Guarda.
(abbassando la testa arrabbiata) Me ne infischio della luna!
E’ uno spettacolo!… (Sulla luna si evidenzia lentamente la figura dell’Indefinibile) Ehi, ma… (si strofina gli occhi) Non è possibile!… Guarda, c’è un uomo lì!…
(girandosi da un’altra parte) Non mi va di scherzare!
Lo vedo sul serio! (L’Indefinibile fa dei gesti di saluto, sorridendo) Mi saluta e sorride…
Vergognati a trattarmi così!
Ma è vero… Io lo vedo… Guarda, per la miseria!
Per l’ultima volta, vieni?
Ma te lo giuro! Continua a salutarmi! Io non ho le allucinazioni!
Dai un’occhiata, scema!
Proprio perché non sono scema che non guardo!
C’è un uomo, ti dico! (ad Erio) Ehi, tu, c’è un uomo lassù sì o no?
Certo, è il mio dentista.
Ben ti sta! Gli hai dato confidenza e lui ti prende per il bavero!
Disgraziato vecchiaccio, come ti permetti?!
Calmati, quello è proprio un dentista. Anzi, è la massima autorità in fatto di denti: li ha inventati lui…
Se non fossi quel rottame che sei, ti inventerei io due schiaffi! (Guarda la luna, dove l’Indefinibile è sparito) Non c’è più…
(tirandolo) Basta con gli scherzi, andiamo.
Senti, ho visto quell’uomo!
Se l’hai visto, allora dai i numeri! Andiamo, ti supplico…
(guardando la luna) C’era… Non sono pazzo io… Perché non hai guardato, eh?
(come sopra) L’ho visto bene… Mi ricordo anche la faccia che aveva…
Beh, ti lascio con il barbone e la luna! Ciao! (scompare dietro l’entrata)
Ehi, aspetta, cretina! (la segue di corsa).
Segui il tuo pane, corri; ma non ti meriti quello che mangi! Ai miei tempi la
donna era una meta e per i vecchi si aveva più rispetto… Ma forse io rimpiango
solo la giovinezza.
(L’Indefinibile riappare sulla luna e scende in un fascio di luce, andando vicino ad Erio)
Ah, la terra è sempre la terra!… (mentre Erio si alza con fatica) E’ qui che ho avuto l’idea dello smalto…
Scusami, ma mettermi in piedi, per me è sempre un’impresa. Quale smalto?
Lo smalto dei denti. E’ stato quel di più che ha reso la bocca una meraviglia da baciare. Pensa se vi avessi lasciati con i denti opachi: sareste stati tutti più
bruttini. Ma, intendiamoci sarebbe stato ugualmente un miracolo. Prima che io
venissi a capo del problema della masticazione, si progettava di farvi con il
becco. Apri, apri la bocca. (Erio apre la bocca) Meravigliosa… Sono trentadue
gioielli… Sorridi. (Erio sorride) Incantevole… Se non ti si guarda in faccia, ma solo la bocca, sei bellissimo… Bene, amico, per quello che mi riguarda, il mio
lavoro è finito.
Vorrei abbracciarti, baciarti, dirti quanto ti sono riconoscente…
Ci sono, ma tu non saprai mai pronunciarle. Ripeto che la mia opera è una
meraviglia tale che tu non dovresti nemmeno mangiare per non sciuparla: il tuo
sorriso dovrebbe saziarti. Addio.
Questo era l’ultimo controllo, (allontanandosi) Tieni cari i tuoi denti e sarai
felice.
La mia gratitudine è eterna. Grazie, grazie, grazie.
(risalendo nel fascio di luce) Eh, sì, la terra è sempre la terra!
Senti. (L’Indefinibile si ferma a mezz’aria) Non mi puoi dare qualche
delucidazione su tutta questa storia?
Quella che mi sta accadendo.
Aspetta. Dimmi almeno qualcosa di quella ragazza.
Andiamo, te ne ho parlato, quella che ho sognato e ho incontrato: Soletta.
Possibile che tu non sappia niente di niente?
So tutto di tutto, meno che questo e non credo che me ne debba rammaricare.
Dimmi solo se quella ragazza ha qualcosa a che vedere con me.
Se ti guardi in uno specchio puoi dedurlo da solo. Addio vecchio e auguri…
(Sale sulla luna, fa un altro cenno di saluto e scompare. L’astro si allontana oltre
l’edificio.)
Sono felice ed infelice: avere la bocca a posto e tutto il resto scassato è più che un’ironia. (Si siede sui gradini. Dall’entrata esce Anchisi, con un cartoccio
in mano)
Le ho portato delle paste.
Ma che pensierino, dottor Anchisi…
(porgendogli il cartoccio) Non le mangi qui, vada a casa.
(mentre Anchisi estrae il portafogli) Se fosse arrivato un attimo prima, avrebbe constatato con i suoi occhi la mia storia.
(porgendogli una banconota) Tenga, si compri qualcosa da bere e faccia festa anche lei.
La ringrazio infinitamente, lei è un vero amico. Peccato che mi creda un
bugiardo, se non addirittura un pazzo.
Io non voglio che lei abbia fastidi, capisce.
Certo, ma stia tranquillo, ormai non ho più ragione di venire qui. Ho avuto una enorme grazia, ma anche una grande delusione: mi ero convinto che le elargizioni sarebbero continuate. Invece rimango ancora un rottame umano.
Deve riguardarsi un po’ di più, non uscire di sera. Beh, adesso la saluto.
Addio, dottor Anchisi, avrò di lei un meraviglioso ricordo.
Grazie, anch’io. (una stella ingrandisce la sua luce).
Che strano fenomeno… (La luce aumenta, poi precipita all’orizzonte). Era una meteora immensa… Speriamo che non abbia provocato danni.
Per un momento ho pensato che stessero per farmi un’altra visita…
Allora, buonasera. (Esce)
Addio, dottor Anchisi, grande amico mio… E’ troppo realista per credermi. Beh, sarà meglio che vada… (si alza faticosamente. Ad un tratto si sente un sibilo, proveniente dal sottosuolo, aumentare d’intensità, finché il pavimento si apre, proprio vicino ai gradini e sbuca fuori l’Indefinibile) Oh, che spavento!…
Scusami, amico. Ho dovuto perforare tutto il globo: roccia, fango, materia incandescente, acqua…
Che paura… Perché mi fai questi scherzi?
Non ho avuto scelta: tu eri in compagnia e ho dovuto fare il giro. Mi hai visto scendere prima, no?
Certo, ma avevi detto che non ci saremmo più visti.
Manco dalla terra dall’età della pietra, tu c’eri?
Andiamo, mi hai lasciato da pochi minuti.
Oh, se è per questo, anche da meno, visto che avete tuttora bisogno di me. Ma possibile che non siate ancora riusciti a vincere la vecchiaia? In tutta la Via Lattea e anche nelle altre galassie, questo problema non esiste più. Beh, facciamo questa visita.
Mi stai prendendo in giro?
(aprendogli le palpebre e guardandolo negli occhi) Ti garantisco che in tutti gli astri c’è giovinezza.
No, no, io mi riferivo a quello che mi vuoi far credere di te: che non sei
il dentista.
(come sopra) Per carità non mi parlare di quella brutta razza, la detesto!
Ma se gli assomigli in tutto e per tutto!…
(come sopra) Io non assomiglio che a me stesso: sono unico nell’Universo.
Sarete due unici: perché il dentista è uguale a te.
La tua vista è così debole che ti falsa la realtà. Vedi, tanti mali del corpo
dipendono dai denti. Io ero contrario a questo sistema… (Scrutando più
attentamente gli occhi) Non vedo lo spirito… Sei così a terra?
Lo sono tanto che mi sembra di essere “terra”.
Non sai quanto questa sia una presunzione. Bene. (lasciandolo) Adesso rimani fermo qui e guarda in quella direzione (indica un punto del cielo) Non ti
muovere per nessun motivo, chiaro?
(guardandosi intorno) E’ un bel posto la terra, bisogna dirlo, uno dei più belli… (Entrando nel pavimento) Resta immobile, mi raccomando.
Ritorno nel mio mezzo, non ti preoccupare. (Scompare nel pavimento che si richiude. Di nuovo il sibilo di prima che si allontana velocemente, fino a sparire. Poi la luce, che era precipitata, sale rapidamente verso il cielo, fermandosi per qualche istante a lanciare raggi verso Erio e, allontanandosi
nell’infinito).
(barcollando) Mi gira la testa… (si butta sui gradini) Erano raggi di morte
quelli… Mi vuole uccidere… Vigliacco! Mi ha messo al muro e mi ha sparato!… Dentista della malora! Era lui. Non vedo più nulla… (Entra Soletta)
(Scorgendolo) Chiederò a quell’uomo dove sono… (Si avvicina ad Erio)
Signore… Oh, ma io la conosco…
Non ti vedo ma la tua voce mi dice che sei… Soletta…
Sono proprio io. Ma perché è così disperato, che cos’è che non va?
Sono stato tradito da uno che credevo amico… Ero convinto di vivere una
storia straordinaria e invece la delusione ancora una volta mi ha mostrato la sua fredda faccia. (Dall’interno l’orchestrina suona un ballabile) Chi è che offende la musica?
E’ un bel ritmo. (Balla, canticchiando) La-la-la-la…
Due salti. Sa, non c’è la luna stasera e sono libera di muovermi come voglio.
Se potessi vederti ancora una volta…
Anch’io; la persona che cerco, proprio non c’è… sembra pura immaginazione.
Ti devo confessare una cosa, Soletta. Quel giorno che ci siamo incontrati io ti conoscevo già: ti avevo sognata e io ero giovane e t’amavo.
E’ stato più fortunato di me: mi ha sognata e incontrata; io lo sogno e non so nemmeno chi è.
Pur di essere sognato da te, io accetterei anche di non esistere. Che musica
insopportabile! Non posso morire così!
E nemmeno si può vivere con questi suoni! Ne immaginiamo altri?
(L’orchestrina tace. Si sente una musica dolcissima)
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Chi sei, dimmi chi sei, Soletta?…
(dondolandosi alla musica) Chi sono?…
Tu non sai quanto mi sei cara… I miei sogni hanno la tua età… (mentre Soletta appare sempre più compenetrata nella musica, due stelle in cielo, lontane fra loro, aumentano d’intensità e si inseguono qua e là, quindi si fondono in una
sola luce) Hai pena di me, vero?
Perché sei così silenziosa?
Sto cercando un punto di riferimento… e lei mi sembra così saggio…
Non potrei indicarti nemmeno un sassolino: non ci vedo più… Ma dimmi chi sei, solo questo voglio.
Vorrei essere questa musica… (Canta)
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Son sospesa a uno zampillo
di sorgente d’acqua pura
fino a quando questo fiore
mi reggerà io non lo so.
Io vivo nella traccia
di un amore senza tempo
ma la luce mi nasconde così
il sospiro che c’è in me.
Non ti svelo questo intreccio
di speranze e di paura
ma son vera, sono vera
più di un miraggio d’amor.
Se per te svuoterò il vuoto
tu ci troverai la vita
perché il giorno abbia un senso per noi
seguo il volo verso te.
(danza)
Voglio vederti!… Devo vederti!…
(danzando) Mi raggiunga, nonnino…
Sì, voglio toccarti almeno una volta… (Si alza) Mi sto riprendendo… (Cercando con le mani) Dove sei, Soletta?..
(danzando intorno ad Erio) Sono qui…
Sento le mie forze ritornare… T’intravvedo… (Soletta danza di fronte a lui) Sì, sì… E’ come dipingerti… (Accenna come a disegnare Soletta) Mi appari sempre di più… Ancora un piccolo ritocco… Ecco… Ti vedo, Soletta, ti vedo…
(continuando a danzare) Sente che suoni?… Le trombe… Il flauto… Il coro…
(Invitandolo con le mani a danzare) Venga.
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Ora che ti rivedo così bella, non oserei mai toccarti.
Non vuole ingannare per qualche attimo le sue rughe, i suoi anni? Ma forse la spaventano questi ritmi? Possiamo rallentare. (La musica rallenta e anche le sue movenze, diventando più sensuali) Va bene così?
Non oso, non oso, Soletta… (la musica rallenta ancora)
Sente? Non c’è più quasi un ritmo: sono suoni lunghi, di attesa… Così possono danzare anche gli alberi… (gli alberi dondolano dolcemente) Coraggio…
danza quasi solo con il corpo)
Da quando è finito il mio tempo con le donne io sono come morto.
Via, la felicità non ha schemi prefissati: questo è un attimo felice, perché non approfittarne?
Non mi reggo in piedi: fra un po’ potresti attirarmi soltanto come sostegno…
E va bene, se non trova più risorse in sé stesso, si rassegni al suo destino.
(Canta)
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Son sospesa a uno zampillo
di sorgente d’acqua pura
fino a quando questo fiore
mi reggerà io non lo so.
Io vivo nella traccia
di un amore senza tempo
ma la luce mi nasconde così
il sospiro che c’è in me.
(Erio incomincia a raddrizzarsi lentamente. Altre stelle si accendono e si congiungono).
Non ti svelo questo intreccio
di speranze e di paura
ma son vera, sono vera
più di un miraggio d’amor.
Io per te svuoterò il vuoto
e ci troverò la vita
perché il giorno abbia un senso per noi
seguo il volo verso te.
(danza)
(che si è raddrizzato completamente) Questa è la giovinezza!… (Respira
profondamente, gonfiando il petto) Il mio respiro d’un tempo… (Saltella)
La mia agilità!… Ho maledetto troppo presto il dentista, o chi altro fosse.
Mi han ridato la vita!… Soletta, Soletta, guarda. (Saltella) Le mie gambe
reggono! (Correndo dietro a Soletta che continua a danzare) Posso correre
come un giovanotto… e stringerti come lui.
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(Danzano una musica lenta: lui estasiato dal proprio miracolo, lei, avvolta nella sua atmosfera di
soave ingenuità).
Ti ho sognata Soletta e ti stringevo così…
Che bel volto vecchio ha…
E’ profondo e le sue rughe raccontano la sua vita. Potrei rimanere così per delle ore senza annoiarmi.
Sono un uomo in restauro, Soletta, forse accadranno altri miracoli…
Anch’io, ora. (Poi canta)
Clicca su play per ascoltare il brano 7 (provino di Marilena Verri) mentre leggi
Come nasce una speranza
e accende la mia vita
così nasce questo amore
e solo tu lo puoi spiegar.
Il sublime di un respiro
quando un giorno ti ho incontrata
era chiuso nel pensiero
che tu mi amassi come me.
(danza da sola, recitando) Sono sospesa a uno zampillo di sorgente d’acqua
pura; fino a quando questo fiore mi reggerà, io non lo so.
(Danzano ancora insieme)
Io per te svuoterò il vuoto
e ci troverò la vita.
Ma sei vera, ma sei vera
o un miraggio del mio amore?
Non svelarmi questo intreccio
di speranze e di paura.
Perché il giorno abbia un senso per me
il tuo volo seguirò.
(danzano. Poi dall’entrata del palazzo, appaiono Mariangela, Anchisi, Belli e poi Rossano e Cinzia che si fermano (in secondo piano), mano nella mano. La musica s’interrompe di colpo.
(un po’ brilla) Le ho cantate, a quella cagna! Oh!… (Respira) Adesso mi sento meglio!…
Non mi toccare! E’ stato per colpa tua che è successo tutto questo! Mi stai sempre dietro, sempre dietro… Ma io non ti voglio, lo capisci? Fra noi è tutto
finito, te lo vuoi ficcare in testa?
D’accordo, ma adesso lasciati accompagnare a casa…
Ci vado piuttosto a piedi, a casa, ma non con te!
L’accompagno io, signorina.
Perché la devi accompagnare tu?
(passando una mano sul collo di Rossano) Sì che mi accompagna lui… E’ stato così gentile: ha ballato per tutta la serata con me…
Guarda che io non ti aspetto…
(a Rossano) Lasci stare, ci penso io.
(prendendo sottobraccio Mariangela) Andiamo, signorina. (Anchisi sta per
avere una reazione, ma Belli lo ferma.)
Lasci perdere, dottor Anchisi, è meglio…
(seguendo Rossano aggrappata al suo collo) Sei un ragazzo meraviglioso… Torniamo a ballare di sopra… Voglio dirne ancora quattro, alla grassona!… Pesava un quintale. (Ride) Ah, ah, ah, ah… Aveva ciccia dappertutto… Dovevi vederla: ne avresti avuto schifo… la pancia, il sederone, il sottogola… Ma ingrasserà
ancora, la balena… (Escono).
(mentre Cinzia, stizzita, scompare dietro l’entrata) Venga, dottor Anchisi…
No, vado a casa… Buonasera. (S’avvia lentamente)
La lasci nel suo brodo.. Buonasera…
Buonasera, dottor Anchisi…
(senza girarsi) Ah, sì, sì, buonasera, buonasera.
(che si è accorto di Soletta) Signorina! (Si avvicina incredulo a Soletta).
Dottor Anchisi, c’era qui una persona che volevo presentarle… (Anchisi
fa cenno di no con la testa ed esce).
L’ho cercata dappertutto… (Prendendola per mano) Venga, venga… Anzi, no, no: di sopra c’è l’altra… (Lasciandole la mano e indietreggiando) Aspetti qui,
signorina, non si muova, mi raccomando… (Corre verso l’entrata, ma ad un
tratto si blocca, trasalendo, poi gira la testa lentamente per guardare Erio)
(annuendo a Belli) Sì, sì… (Fa due saltelli. Belli scompare, meditando, dietro l’entrata) Per un momento come questo cosa non avrei fatto!… Ma ora non posso gustarlo: ho un amico da consolare. (A Soletta)Vieni, raggiungiamo
Anchisi… voglio raccontargli la mia storia e presentarti a lui.
Oh, è una serata senza luce, posso andare dove voglio. (escono).
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